Compagni di Viaggio


Persone Luoghi Libri
nel mio percorso di crescita personale ho attratto molte persone, libri, e luoghi che mi hanno dato molto, dove c’è stato uno scambio reciproco di coscienza e conoscenza.


Alejandro Jodorowsky. Il dito e la luna
Alejandro Jodorowsky
Il dito e la luna. Racconti zen, haiku, koan
Mondadori, Milano 2009



Un discepolo chiese al suo maestro:
«Maestro, come raggiungere l'illuminazione?»
«È molto semplice» rispose il maestro. «Per raggiungerla, devi fare esattamente quello che fai ogni mattina per far sorgere il sole.»
Perplesso, il discepolo si grattò il capo chiedendosi che cosa potesse mai fare lui per far sorgere il sole. Dopo lunga riflessione, arrivò alla conclusione che, in fondo, non faceva assolutamente nulla.
«Ma allora, a che scopo studiare la calligrafia, il karaté, il kendo, il tiro con l'arco, l'ikebana, la preparazione dei bonsai e tutto il resto?» chiese al maestro. «A che serve tutto ciò?»
«Affinché, quando il sole sorge, tu abbia realmente gli occhi ben aperti.»


Dobbiamo prestare grande attenzione a quello che siamo realmente. Essere coscienti del sole che ci portiamo dentro. Per raggiungerlo, dobbiamo lavorare intensamente e profondamente, praticare molti esercizi per sviluppare l'attenzione e la concentrazione. L'atto di risvegliarsi significa essere svegli davanti al proprio sole.
Ecco perché si lavora tanto: per lasciare che le cose si manifestino da sole.
Che cosa fai per sviluppare l'attenzione in te stesso? A mio giudizio, esistono due strade da seguire simultaneamente.
La prima consiste nello sviluppare l'attenzione verso se stessi. Lavorare su se stessi finché non si raggiunge il vuoto. Quando lo si è ottenuto, l'Universo si manifesta in noi. Nel corso di questa pratica si ampliano, si approfondiscono, si intensificano, si meditano, si lavorano le proprie idee, i propri sentimenti, i propri desideri e la propria vita materiale. Si lavora per raggiungere il vuoto.
Simultaneamente, nel rapporto con l'esterno si lavora per l'unione, allo scopo di raggiungere la pienezza personale. Vale a dire, per dissolversi nella totalità. Questa è la seconda strada.
La meditazione consiste dunque nell'essere la totalità e la vacuità, nell'essere tutto e nell'essere nulla. Se si lavora tanto è, da un lato, per unirsi alla Totalità, totalità dell'Essere, della manifestazione e della non-manifestazione, e dall'altro, per raggiungere il nostro vuoto essenziale che è questa stessa Totalità.
Ecco l'illuminazione. È semplice e difficile allo stesso tempo.





La prova della brocca

Un maestro di spada presentò i suoi tre figli a un famoso maestro d'armi, allo scopo di mostrargli il livello da loro raggiunto in questa arte. Mise una brocca d'argilla in equilibrio su una porta socchiusa e subito chiamò il più giovane dei suoi figli. Questi, aprendo la porta, fece oscillare la brocca, che finì per cadere. Ma prima che si rompesse a terra, il ragazzo aveva preso la sua spada e decapitato l'oggetto. Il padre, rivolgendosi all'altro maestro, gli confessò che questo figlio non aveva ancora raggiunto la perfezione.
Mise allora un'altra brocca sulla porta socchiusa e chiamò il suo secondo figlio. Questi sguainò la sua spada in un batter d'occhio e tagliò in due la brocca molto prima che toccasse terra.
«Il mio secondo figlio ha raggiunto un livello superiore» concluse il padre.
Ripeté quindi l'operazione con il figlio maggiore. Anziché sguainare la spada, il maggiore prese la brocca al volo e la mise delicatamente a terra.
Il padre disse:
«Questo ha raggiunto il livello più alto.»
Il maestro d'armi, testimone delle prodezze dei tre figli, collocò la brocca intatta sulla porta e chiamò il suo alunno più bravo. Questi, affacciandosi appena col capo, sorrise divertito e, mostrando di aver intuito l'intenzione del suo maestro, non aprì la porta.

Con il terzo apprendista, vediamo che quando si raggiunge la vera maestria non c'è più bisogno di distruggere nulla. Ci piace l'oggetto o il nostro avversario. Ma una volta arrivati al livello del quarto, si è raggiunta la perfezione. Non si cade più nemmeno nel tranello. Non si deve più risolvere il problema, perché si riesce a evitarlo. Colui che raggiunge la perfezione nell'arte della spada non ha mai bisogno di usare la sua arma. Previene lo scompiglio ancor prima che si verifichi. Lo vede arrivare a un miglio di distanza.




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